PREMESSA

Non si può dire che sul Monte dei Paschi di Siena non si disponga di una notevole bibliografia, a partire dai nove volumi di Narciso Mengozzi pubblicati tra il 1891 e il 1925: opera che è anche un ricco repertorio di fonti. Chiunque abbia voluto o voglia rivisitare un tratto delle vicende che ricomprendiamo sotto il nome della banca per come si è definito e affermato nella vulgata non può far a meno di riferirsi criticamente, appunto, al Mengozzi, ormai citato così, nella forma breve di solito accordata a celebri vocabolari o a manuali di indispensabile consultazione.All'epica sistemazione storiografica, con esplicite finalità di fiera pedagogia civica, del tenace segretario hanno fatto seguito alcuni contributi perlopiù editi in occasione di date significative. Per esempio all'altezza del quinto centenario della fondazione del Monte Pio, considerato all'origine di svolgimenti più propriamente bancari dell'attività creditizia e più tardi a ricordo del secondo centenario (1986) della nascita della Deputazione amministratrice, disciplinata dalle stesse norme granducali che tennero a battesimo la Comunità senese. Nonostante la disponibilità di tali contributi, si deve riconoscere che la più antica banca del mondo non è anche la più studiata. Sia per recenti sopraggiunte sistemazioni archivistiche sia a seguito di interventi specifici su questioni prossime ai nostri anni, è sembrato opportuno colmare le lacune tornando a considerare le vicende del Monte in un quadro d'insieme.
Il 1786 fu dunque il momento di passaggio dal Monte di ancien régime a una realtà nuova: dall'età moderna, per dirla in termini depositati, all'età contemporanea. Da istituto di diritto pubblico, attivo in un contesto politico determinato e ancorato a un'appartenenza cittadina molto sentita, il Monte è diventato via via una banca tra le principali sulla scena nazionale e dinamicamente tesa, dagli anni Settanta del Novecento, a modernizzare il proprio modello e ad allargare le aree di operatività per rispondere alle sfide di un mondo sempre più complesso anche attraverso un non lineare processo di internazionalizzazione: fino al 1995, alla trasformazione in Società per Azioni e alla nascita di una Fondazione che ha assunto il ruolo precipuo di sostenere con mirate strategie e adeguati progetti finalità politiche di pubblica utilità che prima direttamente spettavano al Monte. Se è vero che la riflessione storiografica è sollecitata dalle date periodizzanti, dalle date cioè che scandiscono periodi ben identificabili e dotati di loro peculiari caratteri,è comprensibile che proprio in questi anni di tesi confronti e animati dibattiti sia nata l'idea di promuovere e dare alle stampe una ricerca che consentisse di ricostruire quanto fino a oggi si conosce del passato e si spingesse oltre il perimetro esplorato, fino alla soglia del 1995 appunto, dopo la quale si è aperta per la Banca Monte dei Paschi S.p.A. una fase radicalmente nuova, densa di sfide difficili e imprevedibili problemi. La crisi che attraversiamo produce anche crisi di identità avvertibili in tutto il sistema occidentale: la ricerca storica ne trae motivo per rivedere impostazioni tramandate e inaugurare nuove prospettive critiche.
Questo volume, I secoli del Monte, è la prima parte del lungo viaggio dedicato a Vicende e protagonisti del Monte dei Paschi di Siena. Ne è autore Giuliano Catoni, che, con piglio narrativo e sulla scorta di un'imponente documentazione archivistica, segue il cammino dal primo Monte Pio eretto per volontà del Comune fino alla crisi del 1929, adottando il metodo di una storiografia événementielle che mette in luce gli strettissimi nessi tra l'istituto, la comunità senese, l'area di più consueto riferimento, le iniziative granducali, le riforme statutarie successive al conseguimento dell'unità d'Italia fino alla crisi e ai rivolgimenti provocati dall'instaurarsi del regime fascista. I secoli del Monte ripercorre le acquisizioni fin qui disponibili e indica nuove vie di approfondimento con una chiara e piana esposizione che si rivolge sia agli specialisti sia a un più largo pubblico, consapevole del valore permanente dell'indagine sul passato. Non per trarne improbabili lezioni o paradigmatici ammaestramenti: per ampliare le proprie conoscenze e capire i fondamenti di lunga durata, etici e collettivi, di realtà che nel lessico corrente si evocano con sigle alle quali nulla risponde, con nomi o acronimi irrelati e virtuali.
Strettamente collegato a questo primo seguirà un secondo volume, Il Monte nel Novecento, di Pier Francesco Asso e Sebastiano Nerozzi. Esso coprirà i decenni che vanno dal 1929 al 1995 e si configurerà preminentemente come una storia dell'evoluzione istituzionale del Monte dei Paschi nel corso del "secolo breve": una storia "interna", perciò, concepita per illustrare le modalità della crescita della banca, il suo contributo all'economia toscana e nazionale, le ragioni del suo successo, la sua capacità di rispondere a momenti di criticità e di trasformazione. In essa si eviterà il rischio spesso ricorrente, quando ci si occupa di periodi assai vicini a noi, di indulgere a notazioni di carattere cronachistico o personalistico. Il costante obiettivo sarà quello di illuminare situazioni, indirizzi e sviluppi al fine di offrire una ricostruzione complessiva dell'evoluzione dell'istituto.
Oltre a svolgere il compito di curatore editoriale del presente volume, ho scritto una serie di schede, di taglio pubblicistico, su temi e figure che esemplificano l'incisiva presenza del Monte ben oltre i confini di un'attività solo bancaria: nella committenza artistica, nel sostegno all'istruzione e alla ricerca, negli interventi di natura sociale.Tali inserti si propongono pure di arricchire il volume con un corredo iconografico di prima mano, selezionato appositamente, contestuale al discorso sul Monte. E non ambiscono ad alcuna compiuta organicità.
Una storia è fatta di molte storie, e di microstorie che portano in luce condizioni ignorate, tentativi audaci, dure angustie, sollecita solidarietà. Dalla Rocca che fu dei Salimbeni si dipartono fili e s'ascoltano voci che conducono lontano dalle stanze del Palazzo e invitano a collocare il vario atteggiarsi del Monte in un vasto reticolo di progetti e di risultati, che oggi è più che mai doveroso riscoprire nella loro autenticità, per il peso che ebbero e per il valore che hanno.
Roberto Barzanti