FILODIRETTO7 - n. 19 del 1/12/2006
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Banca Toscana, mecenati e collezionisti in Palazzo Vecchio
PRESENTAZIONE DEL SINDACO DI FIRENZE LEONARDO DOMENICI

Nel settembre del 1872, il sindaco di Firenze Ubaldino Peruzzi si stabiliva definitivamente nel palazzo che fu dei priori delle Arti e del duca Cosimo. Il trasferimento della municipalità suggella la perdita del ruolo di capitale di Firenze, prima dello stato granducale e per pochi anni dello stato italiano. Il Palazzo della Signoria continuerà comunque a rappresentare una costante nell'immaginario della città: il segno concreto della politica e del potere nelle varie forme di governo che si sono succedute nei secoli.
Ma Palazzo Vecchio non è solo questo.
I nostri padri ci hanno lasciato tracce altissime della loro sapienza artistica dentro e fuori quelle che Vasari definì le "mura maternali": capolavori che dettero lustro sia alla Repubblica sia al principe e che oggi costituiscono una preziosa eredità.
Il difficile equilibrio tra le varie funzioni a cui è chiamato il palazzo, quella politica e di rappresentanza e quella museale, costituisce una sfida complessa ma anche una grandissima risorsa di "significato" in un'epoca in cui il moltiplicarsi dei "non-luoghi" è purtroppo oramai una costante.
Se, come è ben rappresentato da questo libro curato da Carlo Francini, è soltanto dagli inizi dello scorso secolo che si darà avvio a tutta una serie di interventi di restauro e ricomposizione dell'arredo artistico di Palazzo Vecchio, bisogna prendere atto che molto resta ancora da fare. Il volume ferma la sua indagine all'inizio degli anni quaranta del Novecento, evidenziando una corretta prospettiva storica, ma è doveroso sottolineare gli sforzi fatti nei decenni successivi soprattutto per la conoscenza e la conservazione del patrimonio artistico e architettonico.

Ne sono testimoni la continua e costante manutenzione e i restauri a cui è sottoposto, e le iniziative di valorizzazione per una migliore comprensione della storia e dell'arte del Palazzo dei Signori.
La decisione di aprire al pubblico, per la prima volta dopo l'episodio della "Mostra del Ritratto Italiano" del 1911, la Sala di Clemente VII, fino allo scorso anno sede dell'ufficio del sindaco, si inquadra nella volontà di governare tutti gli aspetti "significanti" del nostro monumento. Volontà che si concretizza nell'equilibrio tra la funzione politica (ineliminabile senza una profonda perdita di senso), il ruolo di rappresentanza (sarà ancora la Sala di Clemente VII la cornice per gli eventi ufficiali) e la fruizione dei Quartieri Monumentali nel percorso di visita.
Questo libro sarà uno strumento utile e prezioso per coloro che saranno chiamati a lavorare in tal senso e rafforzerà, se ce ne fosse bisogno, il rispetto e l'amore che i fiorentini (e non solo) nutrono per il loro palazzo.
In occasione del quarantesimo anniversario della alluvione di Firenze vorrei ricordare il sindaco Piero Bargellini e fare memoria di come in quei terribili frangenti egli diresse e coordinò i primi soccorsi dal nostro monumento eretto "per lo comune e il popolo di Firenze".


Palazzo Vecchio