Legno intagliato e dipinto, h. 50 cm Grosseto, Museo d’Arte Sacra della Diocesi (da Campagnatico, Pieve di San Giovanni)
Oggetto di un restauro nel 1998, la scultura si presenta in buono stato di conservazione, nonostante la perdita di alcune dita della mano destra e la parziale compromissione di quelle della mano sinistra. Come documentano le fotografie anteriori all’intervento, al momento del ritrovamento, avvenuto durante la catalogazione del patrimonio artistico di Campagnatico (Grosseto), il Bambino si mostrava ridipinto e rivestito di un panno da pudenda aggiunto in epoca più tarda. L’opera, provenente dalla pieve di San Giovanni di Campagnatico, si trova oggi nel Museo d’Arte Sacra della Diocesi di Grosseto. Il Gesù Bambino è raffigurato nudo, in posizione diritta, poggiante su di un basamento ottagonale; sembra avanzare timidamente verso l’osservatore, con la mano sinistra chiusa, come se dovesse stringere qualcosa, e facendo cenno di benedire con la destra. Un filo di grani rossi di corallo cinge il collo e i polsi, aggiungendo una nota di familiarità alla piccola figura. Il Bambino di Campagnatico fu reso noto da Laura Martini nel 2004 con il riferimento ad un “maestro senese attivo nella seconda metà del Trecento, probabilmente tra il 1370 e il 1390, interessato a recuperare i modi dolci ed eleganti di Simone Martini e ‘compagni’, ed i modelli scultorei di Giovanni d’Agostino”. L’aggraziato infante si distingue per le volumetrie essenziali, ma di grande effetto realistico, con le superfici segnate da piccole incisioni, quasi a voler richiamare la pingue tenerezza delle carni di un lattante. L'artista delinea un volto tondeggiante, dalla fronte ampia, ravvivato dalla minuta bocca socchiusa inquadrata da guance sode e paffute; una particolare cura è rivolta alla resa particolareggiata della capigliatura, che cinge il capo in un susseguirsi di nervose ciocche avvoltolate. Nel panorama degli intagliatori senesi attivi alla fine Trecento, la cui conoscenza deve molto alla rassegna del 1987 sulla Scultura dipinta, un referente culturale per la scultura grossetana potrebbe ritrovarsi nelle figure eseguite dall'orafo e scultore Mariano d'Agnolo Romanelli, autore di alcune delle figure di marmo che animano i tabernacoli gotici della Cappella di Piazza del Campo (1376 - 1380) e delle testiere del coro del Duomo di Siena (1388 - 1390) (sull’artista: A. Bagnoli, in Scultura dipinta 1987, pp. 80-81). Delle eleganze e della strenua perizia d'intaglio che tanto caratterizzano lo stile del Mariano Romanelli, l'artefice del Bambin Gesù di Campagnatico restituisce un'interpretazione di buon livello, come rivelano soprattutto l'intaglio della testa e la naturalezza che anima le ciocche dei capelli, ma diversamente improntata sotto il profilo espressivo e del grado di qualità. Analoga è l'idea di profana bellezza che distingue la piccola figura, che ha tenuto conto delle soluzioni formali offerte dalla particolare iconografia del Bambin Gesù erto in piedi nell’atto di benedire, ma più esile e meno puntuale – in special modo nella sintetica modellazione del corpo – è la conduzione dell'intaglio, che in Romanelli, da bravo orafo, appare sempre impeccabile e particolareggiata. Bibliografia: L. Martini 2004, pp. 142-143; V.M. Schmidt 2005, p. 234, fig. 162.