FILODIRETTO7 - n. 35 del 23/3/2007
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Convegni...

UN RINASCIMENTO INDUSTRIALE
Intervento del direttore Enzo Nicoli all’assemblea generale di Apimilano


Si è svolta l’11 dicembre 2006 presso la Fiera di Milano, Auditorium del Centro Servizi “Stella Pola-re” l’assemblea generale di Apimilano, promossa sul tema “Un rinascimento industriale Milano e la Lombardia. Cultura, capitali e competitività per il rilancio economico del Paese”.
L’incontro è stato aperto da Stefano Valvason, direttore generale di Apimilano e da Paolo Galassi, presidente di Apimilano e Confapi che hanno messo a fuoco i temi principali dell’incontro, così riassumibili:

  • le politiche di rilancio del sistema produttivo nazionale, con particolare riferimento al mondo della piccola e media industria manifatturiera e al modello evoluto dei distretti, anche alla luce della Legge Finanziaria e del Ddl Bersani Industria 2015
  • la centralità della questione “Milano” nel contesto dello sviluppo industriale italiano
  • le azioni sollecitate dal mondo imprenditoriale nei confronti delle istituzioni per sostenere la crescita della cultura d’impresa, avviare l’analisi dei mercati finalizzata alla specializzazione produttiva e promuovere gli strumenti per potenziare la competitività delle imprese

Dopo la presentazione ha avuto inizio il primo dibattito, moderato dal giornalista della Rai di Milano Riccardo Venchiarutti, sul tema “Specializzazione, innovazione e produttività per il rilancio del si-stema industriale italiano”, al quale hanno partecipato i seguenti relatori:

  • Enzo Nicoli, capo dell’Area Corporate del Gruppo Monte dei Paschi di Siena
  • Andrea Bonaccorsi, docente di Economia e gestione delle imprese Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa
  • Giuliano Cazzola, Centro Studi Marco Biagi
  • Alberto Seassaro, preside Facoltà di Design del Politecnico di Milano.

Ciascun relatore ha affrontato temi legati alle criticità oggi esistenti: freni o vincoli posti al rilancio competitivo del sistema Italia ed alle possibilità, opportunità e azioni da sviluppare per sostenere tale rilancio.
A questo ha fatto seguito un secondo dibattito sul tema “Una nuova visione per la città e la regione del capitale umano, creativo, economico, industriale”, al quale hanno partecipato come relatori:

  • Letizia Moratti, sindaco di Milano
  • Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia
  • Luigi Vimercati, sottosegretario al ministero delle Comunicazioni
  • Piero Fassino, segretario nazionale Democratici di Sinistra
  • Paolo Galassi, presidente Apimilano e Confai

Durante il dibattito si è parlato di quanto è stato posto in essere dalle istituzioni in termini di politi-che attive per lo sviluppo del sistema economico milanese e delle prospettive politiche future an-che in funzione dell’impatto della Finanziaria 2007 e delle riforme e liberalizzazioni attese.


La società Apimilano

Il Capo dell’Area Corporate, Enzo Nicoli, è intervenuto all’assemblea di Apimilano trattando il tema della struttura economico-finanziaria delle piccole e medie imprese italiane.
Nel suo discorso Nicoli ha posto particolare attenzione a ciò che il mercato, sempre più evoluto, offre per trovare soluzione al ben noto problema della sottocapitalizzazione delle imprese.


Di seguito una sintesi dell’intervento di Enzo Nicoli che verrà pubblicato nella collana “Segnali di futuro” di Apimilano

Dobbiamo ringraziare il presidente per le parole di plauso, e quindi lo consideriamo un invito ad essere più attenti agli aspetti specifici delle imprese in relazione ai bisogni che forse a volte non vengono completamente coperti.
Traggo spunto per dire anche che il modello di fare banca illustrato dalla relazione del presidente è probabilmente defunto. E’ defunto perché oggi nel campo del credito c’è sempre più bisogno di specializzazione in linea con la sofisticazione dei bisogni. E se noi continuassimo a erogare servizi e crediti secondo il vecchio modello distributivo probabilmente non faremmo un buon servizio alla nostra clientela. In ogni caso, al di la di questo, dal nostro punto di vista quello del credito è l’ultimo problema per gli imprenditori, e vi dico perché.
In questo momento sul mercato c’è un’offerta di credito eccessiva rispetto alla richiesta, e quindi, essendo la merce abbondante, costa poco. Di conseguenza, si stanno creando una serie di condi-zioni favorevoli, a dispetto dei timori che si facevano alcuni mesi fa, basandosi sul fatto che con l’avvento di Basilea 2 si sarebbe razionalizzato il credito e quindi il denaro sarebbe costato di più. In effetti sta succedendo esattamente il contrario.
Tra l’altro non ci risulta che nel mondo delle imprese ci sia questa grandissima preoccupazione rispetto al credito, e faccio questa affermazione forte di una ricerca che abbiamo commissionato al Censis nei mesi scorsi e i cui risultati ci hanno detto che il problema dell’accesso al credito è una percentuale minima, tra il 7 e l’8%, rispetto al totale dei problemi. Il primo problema che ci hanno rappresentato gli imprenditori oggi è quello del recupero dei crediti, a seguire ci sono problemi le-gati alla gestione della liquidità e quindi i problemi connessi ai rapporti con i fornitori.
Nell’ambito della struttura dell’offerta di credito notiamo che c’è una fortissima richiesta di credito a medio e lungo termine, e questa deve essere valutata in termini positivi, pensate che nel 2000 l’incidenza del credito a medio lungo termine sul totale del credito richiesto era pari al 48%, a di-stanza di sei anni abbiamo raggiunto il 59% a differenza di una media europea del 70%. Quindi c’è ancora una discreta differenza nonostante il trend positivo.
Questo è sicuramente un dato positivo, ma anche negativo, in quanto una parte non trascurabile di questo credito è destinato alla ricomposizione del passivo, e notiamo che solo una parte di queste risorse viene destinata allo sviluppo delle attività imprenditoriali. Ma dal nostro punto di vista le cri-ticità sono altre.
Una parte rilevante delle imprese che finiscono male attua delle politiche finanziarie disordinate, a volte le politiche finanziarie non ci sono affatto, e qui anche le banche hanno la loro responsabilità, perché evidentemente a volte gli imprenditori su questi aspetti devono essere aiutati.
Si continua a utilizzare la leva finanziaria in modo disinvolto, trascurando che il credito deve essere poi rimborsato, e nel momento in cui si pianifica il rimborso si deve tener conto che questo deve basarsi sulle risorse generate dall’azienda. C’è un’eccessiva incidenza degli oneri finanziari sul margine operativo lordo, c’è una certa difficoltà a comunicare con il mercato, ed una scarsa pro-pensione delle piccole imprese a investire nella creazione di valore.
Ma siccome l’invito è a dire cosa bisogna fare, bisogna crescere e aumentare il capitale di rischio. La riflessione degli imprenditori quando si parla di capitale di rischio è «se avessi i soldi li investi-rei», ma sul mercato esistono degli strumenti che possono supplire a questa mancanza: sono i fondi di private equity. Su questi fondi registriamo performances ancora insufficienti: nel 2005 si sono fatte operazioni per 3 miliardi di euro, nel Regno Unito per 19 miliardi di euro, quindi il gap è ancora notevole nonostante il trend sia comunque positivo.
Se questo è l’elemento di positività, esiste anche un elemento di negatività, rappresentato dal fatto che il 78% delle operazioni sono state di buy out. Cosa significa? Che l’imprenditore, fin quando è al timone dell’azienda, non è disponibile a condividere il suo business con un socio esterno. Que-sto è un limite a cui bisogna metter mano.