FILODIRETTO7 - n. 34 del 16/3/2007
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FOCUS: SETTORE DELLE ENERGIE RINNOVABILI
Effetti economici dello sviluppo dei bio-carburanti

Il recente viaggio di Bush in America Latina porta alla ribalta il tema dell’energia e i tentativi da parte delle grandi economie di affrancarsi dal petrolio.
Il Brasile costituisce una pedina importante della strategia americana di “indipendenza energetica”, dopo che l’Amministrazione Bush ha promosso l’uso dei biocarburanti rinnovabili nel piano energetico nazionale1. In tale ambito è stata data una particolare enfasi allo sviluppo dell’industria del bio-etanolo2, con un target di produzione che dovrebbe raggiungere i 7,5 mld di galloni nel 2012.

Il grafico (elab.ne su dati US International Trade Statistics) evidenzia il disavanzo della bilancia energetica USA a Gennaio; come si nota il peso maggiore è rappresentato dall’import di petrolio, pari a $23 mld (al lordo dell’export). Le importazioni complessive di petrolio del 2006 hanno superato i $302 mld e rappresentano oltre il 16% dell’import totale USA nel periodo


L’alleanza della scorsa settimana tra USA e Brasile, i due più grandi produttori mondiali di etanolo, rappresenta il fulcro simbolico della possibile evoluzione del mercato internazionale dell’energia nel prossimo futuro, oltre che un tentativo da parte americana di ricucire i rapporti con il sud del continente americano che negli ultimi tempi ha assunto una spiccata caratterizzazione socialista.

Come si vede dalla tavola (fonte Renewable Fuel Association), i due paesi insieme concentrano il 70% della produzione mondiale di etanolo. Il ruolo europeo è sottodimensionato (l’Italia ha una quota dello 0,3%) e questo dipende in parte dalla specializzazione europea nel campo del biodiesel3 (v. infra).

Il Brasile copre con l’etanolo il 40% delle proprie necessità interne di carburanti per il trasporto ed esporta meno del 20% di ciò che produce. L’etanolo brasiliano, derivato dalla canna da zucchero, costa un terzo meno di quello americano che proviene dal granturco ed ha un grado superiore di ecocompatibilità. Il Brasile destina 7 milioni di acri alla produzione di canna da zucchero a fronte di terreni potenziali di oltre 400 milioni di acri.
L’output USA di etanolo è triplicato negli ultimi sei anni ma risulta ancora limitato rispetto al fabbisogno di carburanti del paese.

Indubbiamente tale orientamento bio-energetico induce rilevanti effetti economici. Secondo il citato piano energetico USA (v. nota 1) si stima entro il 2012:

  • la riduzione dell’import petrolifero di 2 mld di barili e una diminuzione delle uscite da petrolio per $64 mld
  • la creazione di oltre 234 mila nuovi posti di lavoro nell’economia
  • un aumento del reddito delle famiglie per $ 43 mld
  • un incremento del Pil di $200 mld nel periodo ’05-12
  • la creazione di nuovi investimenti in impianti per $6 mld e un aumento della spesa interna per $70 mld

Come dimostrano i dati contenuti nel piano RFS la “rivoluzione energetica”, fondata sul massiccio utilizzo di materie prime verdi, impatta positivamente sull’economia e sullo sviluppo tecnologico (v. incremento della produzione di auto a carburanti flessibili – FFV) ma rischia di generare effetti collaterali indesiderati. In primis spinte al rialzo sui prezzi delle materie prime utilizzate (v produzione granturco, quello americano è attualmente destinato per il 20% alla produzione di etanolo) che, tenuto conto anche dei sussidi statali all’agricoltura, può rendere diseconomico il ricorso a tale carburante. Questo in parte spiega i motivi di fondo della nascente alleanza con US/Brasile, volta a creare un mercato di scambio dell’etanolo. Affinché tale soluzione abbia una valenza internazionale sarebbe auspicabile la rimozione/armonizzazione delle vigenti tariffe sull’etanolo importato (v. tabella fonte RFA) che, a differenza degli USA, risultano particolarmente pesanti in alcuni paesi emergenti.

I programmi di sviluppo dell’etanolo a livello internazionale prevedono impieghi variabili di utilizzo dell’etanolo nel blend dei carburanti che vanno dal 25% del Brasile, al 10% della Tailandia, al 5% di Argentina e India.

Come osservato in precedenza l’Europa presenta una particolare specializzazione nel campo del biodiesel, che resta il biocarburante preferito dagli Europei (81,5% della produzione totale) allo stesso modo del diesel convenzionale. Il settore del bioetanolo non è fermo, ma sottodimensionato (ha avuto una crescita produttiva del 70,5% tra il 2004 e il 2005).

La tabella (fonte European Biodiesel Board) che contiene stime della produzione di tale tipo di carburante (in migliaia di tonn.) mostra il ruolo primario della Germania in tale industria. Francia e Italia seguono ad una ceta distanza mentre è in forte espansione l’apporto di Slovacchia, Spagna (presente anche nel bio-etanolo) e Rep. Ceca.

A maggio 2003 la CE emise la direttiva 30/2003 in favore dei biocarburanti dove forniva le linee guida e agevolazioni ma nessun obbligo per i paesi. L’Unione Europea ha stabilito un target per i biocarburanti del 2% entro il 2005 da portare al 5,75% nel 2010. L’Italia non ha raggiunto l’obiettivo UE e solo a maggio 2005 col D.L. n.128 ha recepito la direttiva CE fissando un obiettivo più basso (1% al 31/12/2005 e 2,5% al 2010).

La promozione dei biocarburanti dipende dal programma di defiscalizzazione necessario a compensare la differenza di prezzo con la benzina. Politiche di esenzione fiscale sono state implementate in molti paesi europei (esenzione totale in Spagna e Polonia). La capacità produttiva dell’industria dei biocarburanti è alta specie per i grandi paesi agricoli. I vantaggi in termini di rilancio di zone agricole depresse e di maggiore occupazione compenserebbero parzialmente le minori entrate fiscali derivanti dalla defiscalizzazione.

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1 Ci riferiamo al Energy Policy Act del 2005 e ai Renewable Fules Standards (RFS)

2 Il bioetanolo è etanolo prodotto mediante un processo di fermentazione delle biomasse, ovvero di prodotti agricoli ricchi di zucchero (glucidi) quali i cereali, le colture zuccherine, gli amidacei e le vinacce. In campo energetico il bioetanolo può essere utilizzato come componente per benzine o per la preparazione dell'ETBE (etere etilbutilico), un derivato alto ottanico. Può essere utilizzato nelle benzine con percentuali fino al 20% senza modificare il motore o anche puro nel Motore Flex.

3 Il biodiesel è un carburante ottenuto da fonti rinnovabili quali olii vegetali e grassi animali, analogo al gasolio derivato dal petrolio. Un processo di transesterificazione dei lipidi viene usato per convertire l'olio base nell'estere desiderato e per rimuovere gli acidi grassi liberi.