FILODIRETTO7 - n. 20 del 7/12/2006
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BANCA E SCARPETTE NON MOLLANO MAI
Dopo le fatiche sportive nella Grande Mela, alcuni colleghi si cimentano anche nella maratona di Firenze

Si sono disputati domenica 26 novembre a Firenze i campionati italiani interbancari di maratona. All'evento, promosso e organizzato da Banca Cariprato e dal gruppo podistico di Firenze, i nostri colleghi del Monte si sono confermati atleti di prima grandezza nel panorama nazionale, con un ottimo terzo posto ottenuto grazie ai piazzamenti dei singoli podisti. Solo tre settimane prima, il 5 novembre, alcuni atleti del gruppo podistico della nostra banca avevano partecipato alla mitica maratona di New York, tagliando il traguardo in Central Park con tempi tra le tre e le sei ore. A distanza di appena 21 giorni tre degli stessi intrepidi podisti montepaschini si sono presentati alla partenza della maratona fiorentina riportando eccellenti risultati e incrementando i successi conseguiti negli ultimi anni dagli amanti delle "scarpette" della nostra Banca.

Ecco il racconto di chi ha partecipato:

"L'orgoglio di una medaglia al collo, ma non di quelle olimpiche d'oro. Caso mai si tratta, bensì, dell'ostentazione di una banalissima medaglia di partecipazione di latta o altro vil metallo che dir si voglia"
Le date sono quelle del 5 novembre 2006 e l'altra quella del 26 novembre dello stesso anno. Gli avvenimenti sono due maratone: la prima corsa tra le "streets" e le "avenue" di New York e la seconda svoltasi tre le viuzze e le piazze di Firenze. I soggetti interessati: tre dipendenti della banca più antica del mondo. Il loro nome ha poca importanza, importante è aver ben chiara la situazione e la passione che si cela dietro a queste "gesta". Due gare di ben 42 km e 195 metri, due maratone corse a distanza di soli 21 giorni l'una dall'altra da bancari a cui, unicamente per usare un linguaggio cinematografico, è sempre stato attribuito l'appellativo di "Fracchia" e non certo di Superman. Sarà che ormai erano infinitamente stanchi di sentirselo dire, sarà che dopo la vendita dell'ultimo innovativo prodotto di finanza ormai non avevano più scampo, i nostri tre baldi giovani, che definirei in anticipo, "eroi dei nostri giorni", decidevano di darsela a gambe, o meglio, di darsi alla corsa! Si sa ed è di comune conoscenza che per ogni nuova strada che si intraprenda nel corso della vita, dietro l'angolo c'è già pronta una sfida, ed allora, dopo poco, tutti e tre, si ritrovarono alla partenza di una gara podistica prima di 5, poi di 10 km, per arrivare poi all'esperienza delle esperienze, l'avventura che può dar senso ad una intera vita, la maratona, appunto. Un avvenimento unico come uniche sono le emozioni provate da chi ha mai avuto la fortuna e il coraggio di oltrepassare quella magica linea del traguardo dopo quei fatidici 42 km 195 m. Magia, esaltazione ma anche ritrovarsi alla fine della "avventura" con un grosso debito di cure e attenzioni nei confronti del nostro corpo che ci ha accompagnato lì dove, forse, solo il nostro spirito sarebbe potuto giungere. Questi tre amici hanno provato ad osare di più. In barba a tutti i trattati di medicina che illustrano le ripercussioni che uno sforzo del genere lascia sul corpo umano e dei necessari tempi di recupero, dopo aver "veleggiato" nell'esperienza newyorkese, si presentavano, ancor ebbri do sensazioni, ma mai appagati, ai blocchi di partenza della maratona di Firenze, quest'anno anche campionato interbancario contribuendo ad un lusinghiero terzo posto ottenuto dal nostro Istituto. Tutti e tre hanno portato a compimento la loro sfida, con risultati anche lusinghieri, ognuno di loro farcendo a modo suo la sua immensa passione per la corsa. C'è chi portava a spasso, per tutto il percorso di gara, dei palloncini, quasi come se fosse un ragazzino felice e certo, davvero, lo era. In verità, correva in veste pace maker della manifestazione, con il compito di aiutare corridori inesperti a realizzare il tempo che si erano prefissati, come un faro di sogni, lì, a scandire il ritmo del passo, thanks Salvatore…bravo davvero. Gli altri due si facevano compagnia, guardandosi attorno e godendo di quegli attimi, man mano che i chilometri passavano, incuranti di quello che sarebbe potuto loro accadere e che, in effetti, nella realtà, per chi ha ancora intatta voglia e forza di sognare, non è accaduto. Gambe pesanti come blocchi di marmo, energie ridotte al lumicino, questo anche complice il caldo umido di quel giorno, respiro quasi affannoso. Nulla di tutto questo. I nostri eroi moderni, si perdevano e si ritrovavano nel percorso, ma con l'identico sorriso e la stessa voglia e forza di sognare. Forza che è propria di chi sa lottare e sacrificarsi, se il cammino lo richiede, se il sogno lo grida. Come nella vita, così a pochi chilometri dallo striscione d'arrivo, sotto l'innaturale solleone di un insolito novembre fiorentino continuare ad andare avanti con grinta, in barba al fisico che non ne può più, ma è il sogno che lo grida e lo striscione d'arrivo è lì, appena dietro quella curva. Mi ricordo sempre una frase letta non so dove, forse su un muro di periferia o forse frutto della mia fantasia: "Siamo realisti, esigiamo l'impossibile". Ed è quando il nostro corpo entra come in uno stato di trance, anche vittima dell'eccessivo sforzo, che lo spirito, ad un certo punto, prende il sopravvento. Ed è così che in prossimità del traguardo le gambe, come d'incanto, si sollevano e tu corri veloce quasi come se fossi un ragazzino felice e la gridi questa tua felicità sollevando anche le braccia!
Alla fine, ti desti dal sogno e ti ritrovi con una medaglia intorno al collo, ostentata con fierezza. La gente newyorkese, incrociandoci, ci dedicava più di un sorriso, più di un "compliments". A Firenze, parecchi ti osservano e quando qualcuno prova a chiederti qualcosa, tu rispondi: "Sì, l'ho vinta stamani, si giocava a chi sognava di più, a chi ci credeva di più.
Grazie anche a te, Claudio!"

Mario Filippo Della Paolera
Napoli Ag. 7