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Arte senese torna a casa ANONIMO PITTORE SENESE SEGUACE DI DOMENICO BECCAFUMI, SANTA LUCIA
Pittore senese degli inizi del Seicento (da Domenico Beccafumi)

Santa Lucia
olio su tela, 59 x 37 cm
Questa Santa Lucia è nota fin dal 1967, quando Donato Sanminiatelli, indicandone la passata presenza nella "collezione Viligiardi" a Siena, ne pubblicò una mediocre fotografia nell'importante volume monografico su Domenico Beccafumi, proponendo di riconoscerla - assieme alla Madonna col Bambino che legge della collezione Chigi Saracini (fig. **) - come parte del cataletto dipinto dal maestro senese nel 1521 per la Compagnia laicale dei Santi Lucia e Niccolò.1 L'ipotesi che queste due opere avessero a che fare col cataletto beccafumiano del 1521 si è confermata nel 1980, quando sul mercato antiquario è riaffiorata una tavola con la medesima Santa Lucia (Siena, Banca Monte dei Paschi),2 che è stata riconosciuta unanimemente come l'originale dipinto del Beccafumi (fig. **).3 Con la sua sagoma centinata e le sue dimensioni (55 x 38 cm), pressoché identiche a quelle della tela qui esaminata (59 x 37 cm), questa tavola si dichiara a evidenza come un dipinto estratto da un cataletto. Si è così consolidata la convinzione che la Santa Lucia e la Madonna col Bambino che legge sul supporto di tela fossero entrambe antiche copie trasformate nel formato rettangolare, ma restava da definire se potessero essere state dipinte per la stessa occasione.4 La recente comparsa della Santa Lucia già Viligiardi all'asta Pandolfini ha offerto la soluzione del problema e la sua acquisizione da parte della Banca Monte dei Paschi ha finalmente reso possibile il confronto dal vero con la Madonna e il Bambino che legge Chigi Saracini, che ha permesso di constatare evidenti diversità nella confezione dei due manufatti artistici, nello stile e nella qualità della stesura pittorica.5 La Madonna col Bambino che legge Chigi Saracini è dipinta su una tela sottilissima di tipo cinquecentesco, che è stata incollata su una tavola, ripiegando persino zone dipinte sui lati (1, 7 cm a sinistra e 0,5 a destra): del cuscino rosso su cui siede il Bambino la parte terminale gira sullo spessore del supporto ligneo.6 La pittura compatta e quasi priva di densità materica non corrisponde ai modi esecutivi del Beccafumi, ma la capricciosa eleganza delle sue figurazioni sembra rispettata. Il copista deve aver avuto una mentalità e una cultura simili a quelle del giovane Cristoforo Roncalli (Pomarance, 1552/53 - Roma, 1626), che nel suo giovanile soggiorno senese dette prova di sapersi cimentare con superbi dipinti alla maniera del Beccafumi, come dimostra una piccola tela col l'Annunciazione (Stoccarda, Staatsgalerie), datata 1575, la pala con la Madonna, il Bambino e i Santi Giovannino, Antonio abate e Agata (Siena, Museo dell'Opera del Duomo), eseguita fra 1576 e 1577, e altre opere stilisticamente connesse.7
La Santa Lucia già Viligiardi è dipinta su una tela di trama grossa, com'è d'uso nella pittura dal primo Seicento in avanti.8 La fedeltà all'originale è apparentemente alta, ma la restituzione pittorica non mostra, invece, attenzione alla qualità di stesura propria del Beccafumi e tradisce l'intervento di un copista fortemente segnato dalla pittura di Ventura Salimbeni (Siena, 1569-1613), che carica d'intenso rossore gli incarnati e riduce a pure forme geometriche il morbido chiaroscurare e l'improvviso illuminare per via di materia cari al cinquecentista senese.
Accertato che la Madonna col Bambino che legge e la Santa Lucia su tela sono opere di differenti pittori e inoltre attivi in tempi diversi, occorre, tuttavia, far presente che nel corso dei secoli i due dipinti sono stati legati dal comune destino collezionistico.
La passata appartenenza della Santa Lucia alla "collezione Viligiardi", cioè a quell'Arturo (Siena, 1869 - 1936) pittore, scultore e architetto tardo purista che dal 1914 ebbe l'incarico dei radicali restauri al Palazzo Chigi Saracini e del rimescolamento espositivo delle collezioni artistiche, invita a supporne la provenienza da quest'antica dimora. Non a caso la cornice del dipinto è per molti casi identica o per altri affine a tante di quelle che ancor oggi contengono tele seicentesche della collezione Chigi Saracini.
Si ha così la soddisfazione di aver potuto reintegrare la famosa raccolta senese almeno con questo numero,9 che costituisce una testimonianza importante per la storia della fortuna del Beccafumi e più in generale dei dipinti da cataletto, che fu un tipo di prodotto artistico cui non si sottrassero i più importanti pittori: dal Sodoma al Beccafumi, da Francesco Vanni a Ventura Salimbeni, da Rutilio Manetti a Bernardino Mei.
Per il condizionamento sui pittori delle opere eseguite dai grandi maestri e per evidenti motivi legati agli affetti personali dei committenti, è comprensibile che le immagini sacre dei cataletti si replicassero, per essere destinate alla stessa funzione, o ne fossero richieste copie e adattamenti, da riservare alla devozione privata, soprattutto per il soggetto della Madonna col Bambino. Il fenomeno dovette essere esteso, se ancor oggi si possono ricordare alcuni casi significativi, che qui si elencano.
Almeno due dei dipinti ideati dal Beccafumi per il cataletto del 1521 furono certamente i più copiati per la loro bellezza e per il prestigio dell'autore, che si era ben presto consolidato anche grazie all'entusiastico accredito letterario garantitogli da Giorgio Vasari.10 Oltre alla versione conservata nella collezione Chigi Saracini, della beccafumiana Madonna col Bambino che legge (fig. **) merita ricordare altre due interessanti copie. Risale agli anni settanta del Cinquecento la precisa citazione fattane da Arcangelo Salimbeni (Siena, noto dal 1561 al 1580) in una simpatica tavoletta, dove queste figure poste al centro della composizione sono accompagnate da San Giuseppe e da Santa Caterina (fig. **).11 È, invece, databile ai primi anni del Seicento un'altra tela, dove la Madonna e il Bambino spiccano per la fine qualità dell'esecuzione, per la morbidezza della stesura pittorica, per la dolcezza delle notazioni di luce (fig. **), aspetti che assieme alle accostanti, tenere e tondeggianti tipologie facciali ricordano la maniera di Alessandro Casolani (Mensano presso Casole d'Elsa, 1552 - Siena, 1607).12
Del cataletto dipinto da Francesco Vanni nel 1591 per la Compagnia di Santa Caterina in Fontebranda, oltre alle derivazioni già indicate da Bruno Santi,13 esiste una raffinatissima copia della Madonna col Bambino dormiente (fig. **), che credo sia da attribuire a Rutilio Manetti (fig. **)14. Pur rispettando sostanzialmente le soluzioni formali del modello, il Manetti rivela la propria mano tanto nell'accentuata bonomia del volto della Vergine quanto nella stesura pittorica densa e a tratti bozzettistica. Sono aspetti che permettono l'accostamento alle sue opere sicure prodotte intorno al 1610, quali la Madonna col Bambino e i Santi Giovanni evangelista e Niccolò (Castelnuovo Berardenga, San Giovanni a Cerreto), datata 1609, e la Susanna al bagno (Siena, Pinacoteca Nazionale).
Dal cataletto dipinto da Ventura Salimbeni nel 1604 per la Compagnia di Santo Stefano verosimilmente il figlio Simondio copiò la Madonna col Bambino e il Cristo in pietà, dipingendoli sulle tavole di un nuovo cataletto destinato alla pieve dei Santi Pietro e Paolo a Buonconvento (ora nel locale Museo).15
Del cataletto dipinto da Rutilio Manetti per la Compagnia dei Santi Lucia e Niccolò, che nel 1625 andò a sostituire quello del Beccafumi, forzosamente donato dai confratelli al granduca Ferdinando II,16 lo stesso Rutilio adattò, qualche tempo dopo e con poche varianti per la figura della Madonna, la bella soluzione della madre che sorregge amorosamente un grasso neonato colto in un profondo sonno (fig. **), per un dipinto su tela destinato a un prelato di casa Tantucci (fig. **).17
Domenico Beccafumi, Santa Lucia. Siena, collezione della Banca Monte dei Paschi (inv. 8460).
Pittore senese della fine del Cinquecento (dal Beccafumi), Madonna col Bambino che legge. Siena, Collezione Chigi Saracini (inv. MPS 30).
Arcangelo Salimbeni, Madonna col Bambino che legge e i Santi Giuseppe e Caterina da Siena. Firenze, collezione privata.
Pittore senese degli inizi del Seicento (dal Beccafumi), Madonna col Bambino che legge. Siena, collezione privata.
Francesco Vanni, Madonna col Bambino che dorme. Siena, Santuario Casa di Santa Caterina in Fontebranda.
Rutilio Manetti (dal Vanni), Madonna col Bambino che dorme. Ubicazione ignota.
Rutilio Manetti, Madonna col Bambino che dorme. Siena, Compagnia dei Santi Lucia e Niccolò.
Rutilio Manetti, Madonna col Bambino che dorme. Firenze, collezione privata.
1 D. Sanminiatelli, Domenico Beccafumi, Milano 1967, pp. 88-89, tav. 23.
2 G. Zabert, Il ritratto e la figura in Europa dal XV al XIX secolo, Torino 1980, n. 8.
3 Su quest'opera si vedano: F. Bisogni, Le opere di Domenico Beccafumi nella Collezione di Galgano Saracini, in 'Prospettiva', 26, 1981, pp. 25-47: 33; P. Torriti, Per una Santa Lucia di Domenico Beccafumi, in Scritti di storia dell'arte in onore di Federico Zeri, Milano 1984, I, pp. 371-374; R. Barbiellini Amidei, in Aspetti dell'arte a Roma prima e dopo Raffaello, catalogo della mostra, Roma 1984, pp. 66-67; F. Sricchia Santoro, in Da Sodoma a Marco Pino. Pittori a Siena nella prima metà del Cinquecento, catalogo della mostra di Siena, Firenze 1988, p. 95; S. Bianciardi, in La sede storica del Monte dei Paschi di Siena. Vicende costruttive e opere d'arte, Siena 1988, pp. 336-337; P. Barocchi, in Domenico Beccafumi e il suo tempo, catalogo della mostra di Siena, Milano 1990, pp. 21, 25, nota 55; A. Angelini, ibidem, p. 144; M. Folchi, in P. Torriti, Beccafumi, Milano 1998, pp. 114-116.
4 Fiorella Sricchia Santoro (in Da Sodoma a Marco Pino cit., pp. 95-96) ha notato per prima la natura di copia della Madonna col Bambino che legge Chigi Saracini, fino ad allora considerata unanimemente come un originale.
5 Arredi e dipinti antichi provenienti da una collezione toscana, Pandolfini Casa d'Aste, Firenze, martedì 28 marzo 2006, lotto n. 325.
6 Misura 56,5 x 37 cm. È dipinta originariamente sulla tela.
7 Su questo momento del Roncalli si vedano: F. Sricchia Santoro, in L'arte a Siena sotto i Medici. 1555-1609, catalogo della mostra di Siena, Roma 1980, p. 64; R. Bartalini, Siena medicea: l'Accademia di Ippolito Agostini, in 'Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di Lettere e Filosofia', XXV, 4, 1995, pp. 1475-1530. La data dell'Annunciazione di Stoccarda, finora mai rilevata, si è letta esaminando il dipinto all'esposizione Il piacere del colorire. Percorso artistico di Alessandro Casolani. 1552/53-1607, guida alla mostra di Casole d'Elsa, a cura di A. Bagnoli e P. La Porta, Firenze 2002.
8 Il dipinto appare in buono stato di conservazione. È dipinto originariamente su tela. Al momento dell'acquisto risultava già foderato. È stato sottoposto a un intervento conservativo a cura di Amedeo Moretti. Sul verso della cornice presenta un vecchio cartellino adesivo con l'indicazione di un numero d'inventario, scritto a penna nera: "205". Sul telaio è scritto a matita nera e in grafia novecentesca il nome del proprietario: "Viligiardi".
9 Sulle dispersioni di opere d'arte dalla collezione Chigi Saracini si veda l'intervento di Fabio Bisogni (Le opere di Domenico Beccafumi cit., pp. 29, 45 nota 23). Manca ancor oggi un'indagine che affronti questo doloroso fenomeno, soprattutto per quanto riguarda un cospicuo numero di tavole di primitivi, che sono approdate in alcuni importanti musei americani (cfr. per esempio le tavole di Duccio e di Pietro Lorenzetti nella Johnson Collection di Filadelfia; quella di Paolo di Giovanni Fei nella Lehman Collection al Metropolitan Museum di New York; quelle di Giovanni di Paolo nella Walters Art Gallery di Baltimora).
10 G. Vasari, Le Vite de' più eccellenti pittori, scultori et architettori nelle redazioni del 1550 e 1568, testo a cura di R. Bettarini, commento secolare a cura di P. Barocchi, Firenze 1966-1997, V, pp. 161-177.
11 L'opera è stata resa nota da R. Bartalini, Le occasioni del Sodoma. Dalla Milano di Leonardo alla Roma di Raffaello, Roma 1996, p. 30 nota, fig. 25.
12 Questa tela misura 52,5 x 69,5 cm.
13 Per l'elenco delle derivazioni dalla Madonna col Bambino dormiente e delle repliche autografe del Vanni, che rifanno la tavoletta col Cristo in pietà, si veda la scheda di B. Santi, in L'arte a Siena sotto i Medici cit., pp. 135-136. L'invenzione messa a punto per la Madonna col Bambino fu tradotta all'acquaforte dallo stesso Vanni: cfr. F. Bellini, ibidem, p. 237.
14 Si veda il Catalogo della Mostra Mercato dell'Antiquariato di Todi, 1979, dove l'opera è presentata nello stand di Franco Codognato. Misura 58 x 47 cm.
15 Si veda illustrato in A.M. Guiducci, Museo d'Arte Sacra della Val d'Arbia. Buonconvento, Siena 1998, pp. 77-78, 84.
La fortuna della Madonna col Bambino di Ventura Salimbeni è attestata anche da un'altra copia seicentesca segnalata da Marco Ciampolini, La decorazione della soppressa Compagnia di S. Stefano a Siena, Siena 1988, p. 22, fig. 9.
16 Cfr. A. Bagnoli, in Rutilio Manetti. 1571-1639, catalogo della mostra di Siena, Firenze 1978, p. 104. Resta da chiarire come il cataletto del Beccafumi donato al granduca sia in seguito andato disperso in mani private.
17 Reso noto da Filippo Todini (Rutilio Manetti: note in margine a una mostra, in 'Paragone', 347, 1979, pp. 64-72: 69, tav. 54), misura 78 x 58 cm. Nella parte in basso a destra è lo stemma Tantucci, con al capo la croce dell'ordine di Santo Stefano, sovrastato da un cappello vescovile.
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