FILODIRETTO7 - n. 1 del 28/7/2006

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SCULTURA GOTICA IN TOSCANA, PIO II E LE ARTI
La produzione libraria della Banca MPS si è arricchita di altre due opere

La produzione libraria della banca si è arricchita nel corso del 2005 di due ulteriori opere di notevole rilevanza per la conoscenza dell’arte e della cultura che nei secoli hanno caratterizzato la storia di Siena. Questi nuovi contributi sono stati dedicati a momenti fondamentali della storia dell’arte della città: il Due-Trecento, con i tesori della scultura gotica e la seconda metà del XV secolo, con il passaggio che si verificò nelle predilezioni estetiche della città da un gusto ancorato a schemi ancora gotici ad una riscoperta sensibilità per l’antico portata dall’influenza rinascimentale di Papa Pio II Piccolomini.


Scultura Gotica in Toscana- Maestri, monumenti, cantieri del Due e Trecento


Il libro racconta uno dei capitoli più gloriosi dell’arte medievale in Toscana. Si apre con le grandi figure di Nicola e Giovanni Pisano, i quali dalla metà del Duecento impressero un nuovo corso alla scultura e, in generale, all’arte italiana. Si chiude, invece, con un’indagine su Andrea Pisano e la rivelazione di un suo rilevantissimo ruolo, negli anni 1347 – 1348, nel cantiere della fabbrica del Duomo di Orvieto. Al centro, quale vero e proprio cuore del volume, sono una serie di capitoli dedicati alla scultura gotica senese, che, per la prima volta, permettono di comprendere in modo dettagliato la vitalità e la ricchezza di articolazioni, nonché il dialogo con la grande pittura contemporanea che segna questa stagione, facendo di Siena uno dei centri più importanti nell’intero panorama della scultura gotica italiana.

I protagonisti di questa vicenda, Gano di Fazio, Goro di Gregorio, Agostino di Giovanni, Giovanni d’Agostino, sono identificati e seguiti nelle loro personali e differenziate propensioni di stile, che vedono ora episodi di spiccata inclinazione filo – francese paralleli all’oreficeria senese (Goro di Gregorio), ora la ricerca di un linguaggio più marcatamente senese nel dialogo serrato con la pittura di Simone Martini (Giovanni d’Agostino), che contribuiscono a far toccare con mano la varietà di esperienze e la ricchezza del panorama della scultura trecentesca senese. Un approfondimento particolare viene, infine, dedicato alle opere di Tino di Camaino, il celebre scultore richiesto a Pisa come a Firenze, per poi approdare alla corte reale degli Angiò.


Pio II e le arti – La riscoperta dell’antico da Federighi a Michelangelo

Questo libro ha voluto ricordare, a distanza di sei secoli, la nascita di Enea Silvio Piccolomini (ottobre 1405), concentrandosi, in particolare, sugli interessi artistici di Pio II e sulla sua attività di promotore delle arti. Il pontificato Piccolomini (1458-64) favorì a Siena, infatti, un nuovo, febbrile interesse per l’antico e portò al costituirsi di quel volto della città in senso rinascimentale, che tendeva a superare i modi di una tradizione gotica fortemente radicata. Se a partire dal settimo decennio del Quattrocento le facciate dei palazzi acquistarono spesso un nuovo assetto, cioè “all’antica”, se i monumenti funebri in candido marmo o la decorazione plastica delle cappelle entro le chiese assunsero i caratteri solenni di un singolare classicismo, se le pale d’altare persero progressivamente le loro carpenterie goticheggianti a favore di più sobrie e razionali cornici quadrate, tutto questo avvenne anche in ossequio ai gusti ed alle predilezioni dei rappresentanti della cerchia del Piccolomini. Questo classicismo, che andò diffondendosi a Siena nella scultura e nella decorazione, non conobbe, poi, certo una battuta d’arresto con l’epilogo del pontificato Piccolomini. Quella fase era stata solo l’inizio di un interesse per l’antico che caratterizzò, nei gusti della committenza e nel linguaggio degli artisti, la produzione artistica nella città e nel suo territorio almeno fino agli albori del nuovo secolo. Il mecenatismo del cardinale Francesco Tedeschini Piccolomini, arcivescovo di Siena per più di quaranta’anni e poi nel 1503 anche lui Papa come Pio III, sia pure per pochi giorni, per molti aspetti si configurò, infatti, in diretta continuità con le tendenze e con le aspettative emerse durante il primo pontificato Piccolomini. In questo senso, questo libro si pone anche come ricordo di questa grande figura di prelato umanista e di committente illustre tra Siena e Roma nel quinto centenario della sua scomparsa.