FILODIRETTO7 - n. 1 del 28/7/2006
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AD ALTA VOCE

Nel mese di giugno, a Firenze, tra le mura suggestive della sede della Banca Toscana di Palazzo Portinari Salviati, è stato presentato il libro Ad alta voce - il riscatto della memoria in terra di mafia, di Antonina Azoti, vincitrice del Premio Pieve - Banca Toscana 2004, ventesima edizione. All'iniziativa, organizzata dall'Archivio diaristico nazionale, dalla Banca Toscana e dall'editore Terre di Mezzo, hanno preso parte l'autrice, Rita Borsellino dell'Associazione Libera, Aldighiero Fini, Vice Presidente della Banca Toscana, Lamberto Palazzeschi, Sindaco di Pieve Santo Stefano "Città del Diario" , l'Assessore alla Cultura Andrea Franceschetti e, per l'Archivio diaristico, Natalia Cangi, presidente della commissione di lettura del Premio Pieve - Banca Toscana, dedicato, dal 1984, alle scritture autobiografiche (diari, memorie ed epistolari) inedite. La presentazione di uno fra i testi più interessanti mai pervenuti all'Archivio dei Diari di Pieve Santo Stefano si è arricchita della presenza di Rita Borsellino che, con l'autrice Antonina Azoti, ha creato un ponte storico e affettivo di condivisione di eventi drammatici della storia loro intima e nostra nazionale. La Azoti ha solo quattro anni quando vive l'uccisione del padre, dirigente sindacalista, per mano della mafia. E proprio da quella notte del 21 dicembre 1946 partono i ricordi: "Dormivo e già sognavo, quando spari improvvisi mi fecero trasalire: mi ritrovai seduta in mezzo al letto nella stanza buia e grida strazianti mi ferirono le orecchie e il cuore". L'incredulità, la disperazione e la paura rimarranno impressi nella mente di Antonina e proprio da quell'episodio nascerà in lei la determinazione di riscattare la memoria dell'amato genitore, considerato un "morto ammazzato" non degno di essere ricordato: "Aranci, aranci, cu li fa' i guai si li chianci", "Si putia fari i fatti só", "Cu cci lu facia fari", erano infatti le frasi che si sentiva ripetere dai compaesani ogni volta che accennavano a "quella" disgrazia, che le facevano credere che il padre fosse morto perché lui lo aveva voluto. Così Antonina cresce senza un sussidio da parte dello Stato, vivendo in ristrettezze economiche con la madre e il fratello maggiore. Da adulta, attraverso un mosaico di testimonianze, aneddoti di vita familiare, racconti di amici e vicini di casa, nonché attraverso lo studio della Sicilia, riesce a "ricomporre" la figura del padre, che era andato incontro alla morte per difendere i diritti dei lavoratori: "col passare del tempo mi rendevo conto sempre di più che tale memoria non poteva e non doveva rimanere un fatto esclusivamente privato e personale". Nel 1992, in occasione di una manifestazione in ricordo di Giovanni Falcone, fa sentire la sua voce davanti alla folla: "La mafia non uccide solo ora, la mafia uccide da sempre. Ha ucciso anche mio padre, Nicolò Azoti". Il grido interno di dolore può finalmente uscire e Antonina restituisce al padre tanto amato dignità e diritto alla memoria storica. La "Città del Diario" e la Banca Toscana fianco a fianco anche in occasione della XXI edizione del Premio dei Diari.