Domenico di Niccolò dei cori

(Siena, 1363 circa - 1450/1453)

Gesù Bambino benedicente

Legno intagliato e dipinto, h. cm. 48 Siena, Banca Monte dei Paschi di Siena, inv. 504297

Il Gesù Bambino è intagliato a tutto tondo in un unico tronco di legno non svuotato e si presenta in buone condizioni, ad eccezione di una fenditura radiale sul verso dovuta al naturale assestamento del materiare. Il restauro, eseguito nel 1996, ha permesso di recuperare l’originale policromia sotto uno strato di ridipintura (A. Bagnoli 2005). Avvolto da una lunga benda che lo ricopre fino al busto, il Gesù, in piedi su di una piccola base quadrangolare, si presenta all’osservatore nell’atto di benedire. Prima di entrare a far parte della collezione della Banca Monte dei Paschi di Siena nel 2005, la scultura fu a Torino, dall’antiquario Giancarlo Gallino (Nove opere di antichi maestri pittori 1999; Appuntamenti a Torino 2001), e poi a Firenze, nella ricca raccolta del mercante d’arte Carlo De Carlo (Mobili ed oggetti d’arte 2003). Fu in occasione del restauro, condotto da Nicoletta Marcolongo e Angela Tascioni nel 1996, che Alessandro Bagnoli avanzò il nome di Domenico di Niccolò dei Cori. In seguito, nell’argomentare tale attribuzione al momento dell’acquisizione dell’opera da parte della Banca senese, lo stesso Bagnoli (2005) propose di avvicinare il piccolo Gesù alle splendide sculture lignee dei Dolenti oggi nel Museo dell’Opera del Duomo di Siena, commissionate dall’Operaio del Duomo Caterino di Corsino ed intagliate, con la collaborazione del pittore Martino di Bartolomeo, autore della policromia, tra il 1414 e il 1415 (sulle due sculture si veda G. Milanesi 1854-1856, II, p. 239; P. Bacci 1929, pp. 52-58, 71-75; A. Bagnoli, in Scultura dipinta 1987, pp. 116-118, cat. 26 a-b; da ultimo S. Colucci, in Da Jacopo della Quercia 2010, pp. 90-91, cat. A.26). Un’esecuzione del Bambino ai primi anni del secondo decennio del Quattrocento era suggerita dagli evidenti rapporti stilistici che legano la deliziosa figura alle due importanti prove dello scultore senese, come appare evidente commisurando le analogie di dettagli minuti quali il taglio della bocca o degli occhi. Perfettamente affini sono inoltre la definizione espressiva e la resa naturalistica della figura, percepibile soprattutto nel modo di articolare le fasce della benda sul corpo, che, a differenza delle semplificazioni tipiche di certi esemplari più antichi, si slegano con estrema disinvoltura in una sequela di morbide spire (A. Bagnoli 2005). Non va dimenticato, infine, come l’esemplare qui discusso non sia stato l’unico Gesù Bambino intagliato da Domenico di Niccolò: un pagamento ricevuto nel 1408 da parte dell’Opera del Duomo testimonia, infatti, l’esecuzione di un altro Bambino, oggi purtroppo perduto, che doveva rispondere all’iconografia del piccolo Salvatore seduto (G. Fattorini, in Da Jacopo della Quercia 2010; M. Butzek 2012, p. 13 e p. 51 nota 20). Bibliografia: Nove opere di antichi maestri pittori 1999; Appuntamenti a Torino 2001; Mobili ed oggetti d’arte 2003, lotto n. 100; A. Bagnoli 2005, pp. 4-7; G. Fattorini, in Da Jacopo della Quercia 2010, pp. 392-393, cat. E. 16; G. Fattorini, in Scultura lignea dal Medioevo al Rinascimento 2010, p. 31 nota 1.