Francesco di Valdambrino

(Siena, documentato dal 1401 al 1435)

Gesù Bambino benedicente

Legno intagliato e dipinto, h. 45,5 cm Siena, Banca Monte dei Paschi, inv. 453678

Lo stato di conservazione dell’opera, restaurata nel 2002 da Edith Liebhauser, è sostanzialmente buono, eccetto che per la mancanza delle dita della mano destra. Il piccolo Gesù Bambino è rappresentato nudo, in piedi su di un cuscino rosso, mentre accenna un piccolo passo col piede sinistro; regge nella mano sinistra un frutto mentre la destra, mutila delle dita, figura levata in atto di benedizione. Registrata in una raccolta privata fiorentina da Carlo Del Bravo (1970), l’opera è in seguito confluita per molti anni in una collezione privata di San Gimignano. Dopo essere stata acquistata dall’antiquario di Firenze Carlo De Carlo (Eredi Carlo de Carlo 2001), nel 2002 è pervenuta nella collezione della Banca Monte dei Paschi di Siena (M. Merlini, in La Sede Storica 2002). Se l’attribuzione dell’opera a Francesco di Valdambrino suggerita da Del Bravo nel 1970 ha incontrato un consenso unanime negli studi successivi, meno concordi sono stati i pareri sulla datazione dell’opera. Nel pubblicarla Del Bravo propose, infatti, una cronologia sul 1430, accettata in seguito solo da Gert Kreytenberg (in La collezione Salini 2009), il quale, in precedenza, si era espresso in favore di datazione precedente, ritenendo la scultura prossima alla Madonna col Bambino della chiesa di Sant’Andrea a Palaia rece la data 1403 (G. Kreytenberg 1997; 2004). Successivamente, l’opera è stata collocata nel secondo decennio del secolo (A. Bagnoli, in Scultura dipinta 1987; Eredi Carlo de Carlo 2001), in prossimità dei Santi Patroni eseguiti da Francesco di Valdambrino per il duomo di Siena (e oggi al Museo dell’Opera del Duomo) nel 1409 (M. Merlini, in La sede storica 2002) o poco prima (A. Bagnoli, in Pienza 1984). Rilevando strette connessioni con tali importanti sculture, Gabriele Fattorini, (in Da Jacopo della Quercia 2010; ma un accenno in tal senso si trova anche in G. Tigler, in Spunti per conversare 2007) ha infine considerato la possibilità di identificare il Gesù Bambino con l’esemplare documentato realizzato da Francesco per il duomo, nel 1409 (per il documento: V. Lusini 1911, p. 346 nota 223; P. Bacci 1936, pp. 121-123, 131-132; A. Bagnoli, in Scultura dipinta 1987, p. 138). A conferma del forte legame che vincola il florido Bambino della collezione della Banca Monte dei Paschi di Siena alle splendide, e purtroppo mutile, effigi dei Santi Patroni di Siena (P. Bacci 1936, pp. 152-157; 161-170; 171- 212, tavv. 14-17, 19-26; A. Bagnoli, in Scultura dipinta 1987, pp. 140-141, e, da ultimo, G. Fattorini, in Da Jacopo della Quercia 2010, pp. 58-61, cat. A.14), accanto all’accuratezza nell’intaglio, particolarmente evidente nella strenua definizione della capigliatura, è l’analoga propensione verso un naturalismo di gusto ancora tardogotico, reso ancora più evidente dal timbro delicato della policromia originale. Bibliografia: C. Del Bravo 1970, pp. 53, 127, figg. 138-141; A. Bagnoli, in Jacopo della Quercia 1975, p. 128; A. Bagnoli, in Pienza 1984, p. 32; A. Bagnoli, in Scultura dipinta 1987, p. 138; G. Fattorini 1996, p. 139 nota 47; G. Kreytenberg 1997, p. 727; Eredi Carlo de Carlo 2001, lotto 16; M. Merlini, in La sede storica 2002, p. 236; G. Kreytenberg 2004, p. 356; G. Tigler, in Spunti per conversare 2007, p. 24; G. Kreytenberg, in La collezione Salini 2009, II, pp. 166, 171, fig. 3; G. Fattorini, in Da Jacopo della Quercia 2010, pp. 388-389, cat. E. 14; G. Fattorini, in Scultura lignea dal Medioevo al Rinascimento 2010, p. 26.