FILODIRETTO7 - n. 2 del 4/8/2006
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LA COLLEZIONE DELLA
GALLERIA D'ARTE MODERNA DI FIRENZE

La Galleria d'arte moderna di Firenze, cui la Banca Toscana di Firenze dedica quest'anno il suo contributo bibliografico, ha sede fino dal 1924 all'interno del vasto complesso museale di Palazzo Pitti. Un primo consistente nucleo della collezione si deve al Granduca Pietro Leopoldo, che nel 1784 aveva avviato la riforma dell'Accademia fiorentina e inteso raccogliere le opere premiate nei concorsi accademici e i saggi di pensionato artistico; tale nucleo si era poi arricchito grazie al gusto e alla committenza dei Lorena, tanto che alla metà dell'Ottocento era stato necessario un trasferimento dall'Accademia stessa al Palazzo della Crocetta (ora sede del Museo Archeologico). Con l'unità d'Italia e con l'avvento dei Savoia, quindi con la riforma dell'Accademia di Belle Arti, gran parte delle opere delle raccolte lorenesi, incrementata dall'impegno dei sopravvenuti regnanti, era confluita nuovamente nella Galleria Moderna dell'Accademia (1867). Un nuovo soggetto collezionistico, tuttavia, il Comune di Firenze, impresse tra la fine del secolo e il primo decennio successivo la svolta ideale che portò nel 1914 lo Stato italiano a stipulare una convenzione per la gestione della istituenda Galleria d'arte moderna cittadina, cui fu destinata allora la prestigiosa sede che tutt'oggi l'accoglie. L'allestimento originario privilegiava senz'altro l'arte più recente, a partire dalle opere del movimento macchiaiolo (di cui costituiva nucleo il prezioso legato di Diego Martelli) e grazie al costante ampliamento soprattutto delle collezioni novecentesche. Fu solo negli anni Settanta, infatti, con la direzione di Sandra Pinto, che la Galleria recuperò le testimonianze figurative del Neoclassicismo e del Romanticismo, capolavori di un'arte di cui si veniva allora riconoscendo la valenza culturale e la straordinaria qualità visiva. Venne allora individuato un percorso in sequenza cronologica e per gruppi storico-tematici al fine di evidenziare l'evoluzione del gusto e del collezionismo alla base della Galleria stessa.
Percorso che svolgeva una preziosa teoria di pitture, sculture, arredi perfettamente in tono con la bellezza architettonica della reggia ospitante e accompagnava passo passo il visitatore rendendolo partecipe del clima di un secolo di rilevanza nazionale, ma sacrificava, per ragioni di spazio, la sezione novecentesca. La collezione di opere del XX secolo consta, infatti, di un folto nucleo risalente ai primi decenni del secolo scorso, al quale si è venuto successivamente aggiungendo un considerevole patrimonio di acquisizioni e donazioni.



Giovanni Fattori: La rotonda dei bagni Palmieri 1866


Già nel 1986 Ettore Spalletti, allora direttore della Galleria, segnalava l'esigenza crescente che tale patrimonio fosse convenientemente esposto e reso fruibile. Ciò, tuttavia, prevedeva la ristrutturazione (complessa e costosa) di nuove sale al mezzanino così detto degli 'Occhi', da affi ancare all'allestimento in funzione espositiva della Sala da Ballo del Quartiere d'Inverno adiacente la Galleria, stante la necessità di una struttura museale moderna di "presentare periodicamente al pubblico i risultati dell'attività tecnico scientifi ca che si svolge all'interno dell'istituto" (E. Spalletti, Le collezioni del Novecento: prospettive museografiche e problemi storici, in Le collezioni del Novecento. 1915-1945. Presentazione antologica, catalogo della mostra [Firenze, Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti] a cura di E. Spalletti, Firenze, Centro Di, 1986). La strategia culturale della Direzione, molto attenta a salvaguardare la lettura storicizzata della collezione ormai consolidata, individuava, altresì, il carattere prettamente regionale della sezione novecentesca, particolarmente dal periodo fra le due guerre, quando le varie commissioni preposte agli acquisti si erano attenute al criterio tradizionalista di un'arte legata al territorio, espungendone le espressioni della cosiddetta Avanguardia. Preso atto di ciò, così come dell'impossibilità di conservare la vocazione contemporaneista con la quale la Galleria era nata (vocazione per altro fatta propria, negli anni Sessanta, dal Comune), la Direzione successiva del Museo, nella persona di Carlo Sisi, manteneva ben vivo il progetto culturale impostato, che lo stesso Soprintendente Antonio Paolucci defi niva coerente e condiviso (Prefazione a Ottocento e Novecento. Acquisizioni 1990-1999, Firenze, Centro Di, 1999), favorendo altresì la crescita della collezione attraverso un'accorta politica di acquisizioni, ma predisponendo anche un nuovo assetto espositivo. Assetto che ha consentito, "un ulteriore affinamento dell'itinerario cronologico e storico-tematico" (G. Damiani, Introduzione a Ottocento e Novecento. Acquisizioni 1990-1999, catalogo della mostra [Firenze, Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti], Centro Di, 1999), con una conseguente - benché non ancora completa - apertura al Novecento. Il percorso prende avvio, dunque, dalle testimonianze illustri della cultura pre, durante e post risorgimentale in Toscana, di cui illustra le alterne vicende attraverso situazioni, luoghi, personaggi toccando di volta in volta i temi dell'epica e del quotidiano, del ritratto e del paesaggio; segue, poi, dappresso l'acceso dibattito sul 'vero' che, attraversando il secolo e passando attraverso la 'rivoluzione' macchiaiola, approda alla questione tutt'ora aperta del contemporaneo, nel cui ambito, mantenendo fedeltà al carattere originario della collezione di cui si è detto, afferiscono opere dalla donazione di Elisabeth Chaplin e da quella di Mai Sewell Costetti, e ci si pone infine nell'ottica delle riviste fiorentine d'inizio secolo, nonché dell'apertura internazionale e del confronto con la Firenze della storica esposizione Primaverile del '22. Causa i non ancora definitivamente risolti problemi di spazio, restano purtroppo escluse da questa selezione opere eccellenti, fra le quali alcuni autentici capolavori del Novecento toscano volutamente inclusi nella scelta fotografica per il volume edito dalla Banca Toscana.
Troppo affollati sono, per contro, i depositi di una Galleria della quale il nostro Soprintendente, in occasione della presentazione del libro, ha sagacemente sottolineato la valenza non solo estetica, ma anche profondamente educativa, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni che in essa possono trovare un utilissimo strumento di conoscenza visiva e in senso lato culturale del più recente passato del loro paese.


Ottone Rosai: Concerto 19121-1922Silvestro Lega: Il canto di uno stornello 1867